Dal 2026 cambiano i contributi ambientali CONAI per bioplastiche e plastiche tradizionali: aumentano le tariffe, si aggiornano le fasce e vengono introdotte nuove regole per incentivare il design for recycling e l’equilibrio economico del sistema consortile.
Vediamo in questo articolo tutti i dettagli.
L’aumento dei contributi per le bioplastiche compostabili
Come anticipato, il Consiglio d’amministrazione del CONAI, dopo un confronto con Biorepack, ha deliberato un importante aggiornamento del Contributo Ambientale (CAC) per gli imballaggi in bioplastica compostabile.
A partire dal 1° luglio 2026, infatti, il contributo passerà da 130 euro a 246 euro per tonnellata, segnando una netta revisione rispetto ai valori in vigore negli ultimi anni.
L’aumento arriva dopo un periodo in cui il CAC per le bioplastiche era stato più che dimezzato.
Oggi la rimodulazione si rende necessaria per garantire l’equilibrio tra entrate e uscite del sistema consortile e mantenere un livello adeguato di riserve economiche, in linea con la policy di sostenibilità finanziaria di CONAI.
In pratica, si tratta di un riallineamento ai costi effettivi di raccolta, trattamento e compostaggio, che riflette la complessità della gestione di questi materiali sul territorio.
Il valore aggiornato, dunque, non va interpretato come una penalizzazione verso il comparto, ma come un segnale di correzione strutturale per assicurare la stabilità del sistema e la corretta valorizzazione della filiera delle bioplastiche compostabili.
Per quanto riguarda gli imballaggi in plastica, di competenza Corepla, le novità decorrono dal 1° gennaio 2026.
Come annunciato lo scorso giugno, il Contributo ambientale per i pack di fascia B1.2 tornerà a 228 €/t, mentre nello stesso periodo entreranno in vigore anche liste aggiornate delle fasce contributive.
Ricordiamo che queste ultime rappresentano un vero e proprio strumento operativo per le aziende, poiché determinano quanto costa immettere sul mercato un certo tipo di imballaggio.
Riclassificazioni e nuove fasce contributive: il design for recycling entra nel costo di produzione
Nello specifico, le modifiche derivano dalle richieste di spostamento inviate dalle imprese o dalle associazioni di categoria e da un’attenta analisi tecnica condotta da CONAI e Corepla, finalizzata a rendere il sistema più coerente con le effettive possibilità di selezione e riciclo.
Tra le principali riclassificazioni figurano:
- Cappucci e liner per octabin industriali: da fascia A2 a A1.1
- Coperchi per casse industriali: da B2.2 a A1.1
- Tappi per taniche oltre 5 litri: da B2.2 a A1.1
- Fogli copricassette in PE: da B2.2 a A2
- Etichette per contenitori in HDPE: da B2.2 a B1.1
- Bottiglie e flaconi in PET opaco (ed etichette in PET): da B2.2 a B1.2
- Coperchi in PP per contenitori in PP: da B2.2 a B2.1
- Vaschette XPS multistrato: da C a B2.3
- Retine per ortofrutta in PE o PP: da C a B2.3
Inoltre, le nuove liste specifiche prevedono che gli imballaggi in PVC e quelli contenenti carbon black, pigmenti neri che ostacolano la selezione ottica, restano sempre in fascia C, la più penalizzante dal punto di vista economico.
È un segnale chiaro alle imprese: la progettazione sostenibile diventa parte integrante del costo di produzione.
Inoltre, CONAI introdurrà anche una nuova definizione di “capacità” dei contenitori, per rendere più chiara la distinzione tra fasce e ridurre le ambiguità interpretative che spesso hanno complicato la classificazione di certi imballaggi.
Ad ogni modo, le modifiche deliberate non sono un intervento isolato, ma si inseriscono in un quadro normativo più ampio.
Ovvero quello del PPWR (Packaging and Packaging Waste Regulation), il nuovo regolamento europeo che ridefinirà gli standard per imballaggi, riciclabilità e contenuto riciclato minimo.
L’obiettivo è orientare il mercato verso una logica di “design for recycling”, cioè progettare gli imballaggi già pensando alla loro fine vita e al loro reinserimento nei cicli produttivi.
Le nuove tariffe per importazioni e procedure semplificate
Nella prospettiva di cui sopra, gli aggiornamenti delle fasce contributive fungono da “segnale di prezzo”.
Ciò vale a dire che materiali più difficili da gestire avranno costi più alti, mentre le soluzioni più riciclabili o compostabili beneficeranno di un trattamento economico più vantaggioso.
Per le aziende dunque il 2026 rappresenta dunque un anno di transizione strategica.
È quindi consigliabile rivedere le schede tecniche degli imballaggi, aggiornare i fornitori e, soprattutto, eliminare gli elementi che compromettono la riciclabilità, come componenti multistrato o pigmentazioni scure.
Inoltre, le rimodulazioni del 2026 avranno effetti anche sulle procedure forfettarie e semplificate per l’importazione di imballaggi pieni, come si evidenzia:
| Procedura | Fino a dic. 2025 | Da gen. 2026 | Da lug. 2026 |
| Forfettaria “per tara” (€/t) | 106,00 | 109,00 | 110,00 |
| Semplificata “a valore” – prodotti alimentari (%) | 0,16 | 0,19 | 0,19 |
| Semplificata “a valore” – prodotti non alimentari (%) | 0,08 | 0,10 | 0,10 |
Si tratta di variazioni moderate, ma su grandi volumi possono incidere significativamente sui costi di importazione.
Per questo, le aziende dovrebbero aggiornare tempestivamente listini, contratti e previsioni di spesa, evitando disallineamenti con le nuove tariffe.
In definitiva, il nuovo quadro contributivo 2026 non va letto solo in chiave economica. È un messaggio chiaro ai produttori: la sostenibilità conviene.
Ridisegnare gli imballaggi secondo criteri di riciclabilità, trasparenza dei materiali e compatibilità con la filiera di recupero non solo riduce i costi futuri, ma migliora la reputazione ambientale dell’impresa.
Il 2026 si annuncia dunque come un anno di riallineamento e innovazione: un passo necessario per accompagnare le imprese verso il nuovo paradigma europeo del design for recycling, in cui sostenibilità e competitività camminano finalmente nella stessa direzione.

