Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha approvato un decreto che finanzia con 2,5 milioni di euro, per il triennio 2025-2027, attività di monitoraggio, studio e ricerca sull’inquinamento da PFAS.
Vediamo in questo articolo tutti i dettagli.
MASE: Un provvedimento atteso per la lotta alle sostanze pericolose (PFAS)
Con il Decreto ministeriale n. 234 del 7 agosto 2025, registrato alla Corte dei Conti lo scorso 4 settembre, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha definito le misure operative per il contrasto all’inquinamento da sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS).
Queste sostanze, ampiamente utilizzate in passato per le loro proprietà idrorepellenti e resistenti al calore, sono oggi riconosciute come contaminanti persistenti. Nello specifico capaci di accumularsi nell’ambiente e nell’organismo umano, con potenziali gravi effetti sulla salute.
Il provvedimento trova fondamento nell’articolo 1, comma 881, della legge 30 dicembre 2024, n. 207, che aveva istituito un apposito Fondo per lo studio e il monitoraggio dei PFAS.
Ora, con il decreto attuativo, vengono concretamente allocate le risorse economiche per avviare progetti di ricerca strutturati e mirati.
La misura prevede lo stanziamento complessivo di 2,5 milioni di euro, distribuiti lungo il triennio 2025-2027.
Queste risorse saranno dedicate ad attività di monitoraggio ambientale, analisi scientifiche e progetti di ricerca applicata volti a comprendere meglio la diffusione dei PFAS e i loro effetti.
Il finanziamento sarà utilizzato per implementare reti di campionamento più capillari, condurre studi epidemiologici, sviluppare nuove tecniche di bonifica e migliorare le conoscenze sui rischi collegati all’esposizione prolungata a tali sostanze.
L’obiettivo è duplice. Da un lato, fornire dati scientifici solidi a supporto delle decisioni politiche; dall’altro, individuare soluzioni tecnologiche innovative per ridurre l’impatto sull’ambiente e sulla salute pubblica.
Gli enti coinvolti: un lavoro di squadra multidisciplinare
Il decreto individua quattro istituti pubblici di ricerca a cui affidare le attività:
- ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che avrà un ruolo centrale nelle attività di monitoraggio ambientale e nella definizione delle metodologie di campionamento;
- CNR-IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche), che si occuperà in particolare dello studio della diffusione dei PFAS nei corpi idrici e nelle falde;
- ISS (Istituto Superiore di Sanità), incaricato di approfondire i rischi per la salute umana, attraverso analisi epidemiologiche e tossicologiche;
- ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), che contribuirà con soluzioni tecnologiche innovative per la bonifica e la prevenzione.
Questa collaborazione multidisciplinare rappresenta un passo fondamentale per affrontare la complessità del problema PFAS, che coinvolge aspetti ambientali, sanitari e tecnologici.
Le sostanze per- e polifluoroalchiliche sono state impiegate per decenni in settori come il tessile, l’industria alimentare, i rivestimenti antiaderenti e i prodotti per la protezione dalle macchie.
La loro estrema resistenza chimica, un tempo considerata un vantaggio, si è rivelata un problema di vasta portata. I PFAS non si degradano infatti facilmente e tendono ad accumularsi nell’ambiente e negli organismi viventi.
Numerosi studi internazionali hanno dimostrato correlazioni tra l’esposizione a PFAS e varie problematiche di salute. Tra questi disturbi endocrini, riduzione della fertilità, aumento del rischio di alcune forme tumorali e danni al sistema immunitario.
Per questo motivo, tali sostanze vengono spesso definite “inquinanti eterni”.
La gestione di questa emergenza richiede un approccio coordinato e basato sulla scienza, che possa supportare le scelte regolatorie nazionali ed europee.
Verso un futuro di maggiore sicurezza ambientale
L’iniziativa del MASE si inserisce in un contesto europeo e internazionale in cui la riduzione dell’uso dei PFAS e la ricerca di alternative più sicure sono temi centrali.
La Commissione europea ha già avviato processi di restrizione nell’ambito del regolamento REACH, mentre diversi Paesi hanno introdotto limiti stringenti per le concentrazioni ammesse nelle acque potabili.
Grazie ai nuovi finanziamenti, l’Italia punta a consolidare il proprio ruolo nella ricerca e nella gestione del rischio legato ai PFAS.
Le attività previste permetteranno non solo di migliorare il quadro conoscitivo nazionale, ma anche di contribuire al dibattito internazionale, condividendo dati e soluzioni.
In altre parole, il decreto ministeriale rappresenta un passaggio decisivo nella lotta contro i PFAS.
Infatti, attraverso il sostegno a istituti di eccellenza, si aprono prospettive concrete per rafforzare la prevenzione, sviluppare soluzioni tecnologiche innovative e proteggere la salute delle comunità e degli ecosistemi.